Vito Dell’Aquila si è raccontato in un’intervista esclusiva a Fanpage.
È stato il primo oro olimpico nella spedizione Italia Team a Tokyo ma, nonostante siano passati molti mesi, le emozioni di quel giorno restano indimenticabili.
“Anche se era difficile pensarlo per le persone che mi guardavano ho realizzato subito quello che avevo fatto. Era un sogno a cui credevo tantissimo e per il quale mi ero allenato duramente. Era come se lo sentissi già mio e dovevo solo andarlo a prendere”.
Quello dell’atleta pugliese è il secondo oro olimpico di tutti i tempi dell’Italia nella disciplina del taekwondo, a cui Vito deve tantissimo.
“La passione per questo sport me l’ha trasmessa mio padre. Ho iniziato a praticarlo a 8 anni perché ero timido e perché a mio papà piacevano le arti marziali e Bruce Lee”.
Non si tratta di uno degli sport più popolari in Italia, eppure Vito ha voluto esplicitare la natura nobile della sua disciplina. “Non è uno sport violento – ha detto – è soprattutto un’arte marziale in cui c’è la disciplina, il rispetto delle regole, di se stessi e degli altri. Uno sport che insegna tanto non può essere considerato violento“.
Il futuro di Vito è indissolubilmente legato al Taekwondo, del quale sogna di diventare icona storica. “Il taekwondo in Italia si sta evolvendo sempre di più. A livello olimpico siamo passati dallo zero di Rio al successo di Tokyo ma ci sono stati tantissimi altri risultati. Il movimento è in salute però questo è solo il punto di inizio verso qualcosa di più grande, si spera, nei prossimi anni“.
La freschezza del 21enne nativo di Mesagne si sposa con una mentalità seria, pregna di dedizione e abnegazione. “In nazionale mi chiamano Cavaliere Nero, perché quando ero piccolo ero molto serio e tranquillo. Quando combattevo, però, vincevo la maggior parte delle volte, perciò i miei compagni fanno riferimento alla barzelletta di Gigi Proietti “.
Testa salda sulle spalle, occhi puntati verso il prossimo obiettivo: Vito è pronto a prendersi il suo personalissimo e brillante futuro.
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