In una pomeriggio d’autunno al mare, Gimbo Tamberi ha raccontato a Sportweek le tappe fondamentali del suo percorso di vita.
“Mi sento leggero – esordisce la medaglia d’oro olimpica nel salto in alto – e fiero dei sacrifici che ho fatto per anni. Provo un senso di orgoglio nei confronti della tenacia che mi ha permesso di crederci fino in fondo“.
Dopo aver toccato il cielo con un dito, tutta la fatica, le rinunce e il sudore hanno preso forma e colore, quello d’oro della medaglia che porta al collo.
“Per giorni mi sono svegliato con la paura che non fosse tutto vero – prosegue sorridente – ma per fortuna ho impressa l’istantanea di quando ho ripreso in mano il gesso ed ho esultato in maniera liberatoria“.
Non mancano i ringraziamenti ad Ancona, la sua “tana”, e a Chiara, compagna di vita dal valore inestimabile. “Sono stato fortunato a conoscere Chiara quando ero piccolo. In lei ho visto subito i principi cardine della vita: la fedeltà, l’affetto, la condivisione“.
A proposito di condivisione, è un trofeo scintillante quello rappresentato dall’affetto della gente che lo segue e lo supporta ogni giorno: “Adoro sentire il loro calore. Probabilmente non sanno quanto un << Dai Gimbo!>> possa valere per me“.
Eppure la passione per il salto in alto non è l’unica di Gimbo. “Adoro il basket ma ho scelto il salto in alto. Tante volte mi sono chiesto se fosse la decisione giusta. Mi piace anche sciare d’inverno e fare surf d’estate”. Tra tutte, poi, una passione un po’ particolare, nata da bambino: “ai tempi delle scuole medie volevo a tutti i costi la minimoto. I miei credevano fosse pericolosa, ma io misi i soldi da parte, vendetti la mia cameretta a mio fratello e la comprai”.
L’ennesima conferma della personalità forte e decisa di Gimbo. La stessa, tenace e perseverante, che, lo scorso agosto, l’ha portato sul tetto del mondo.
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