È diventata il simbolo dei più recenti Giochi Paralimpici di Tokyo 2020 e Ambra Sabatini non ha voglia di fermarsi.

Si è raccontata in un’intervista esclusiva per l’uscita di marzo del magazine “Runner’s World” e ha svelato i suoi piani futuri.

“Spesso ci sentiamo dire che siamo degli eroi, ma siamo ragazzi normali con una vita normale” esordisce l’atleta toscana.

Non manca un passaggio sui ricordi che i Giochi di Tokyo hanno impresso nella sua memoria: “Mi vengono ancora i brividi a pensarci. Nello stadio c’era un’atmosfera magica, le goccioline di pioggia sotto la luce dei riflettori brillavano come piccole stelle. Sulla linea di partenza ero eccitatissima, ma al tempo stesso determinata a vincere”. 

Gli ultimi metri della corsa più iconica della sua carriera finora, hanno per Ambra un sapore speciale. “Volevo almeno la medaglia e la volevo d’oro. Quando mi sono resa conto che avrei quasi sicuramente vinto, per l’emozione ho cominciato a piangere già dieci metri prima di tagliare il traguardo“.

Ambra ha 19 anni ma ha già scritto il suo nome nel romanzo dello sport. Dimostra però un carattere riflessivo quando ammette “da un certo punto di vista è arrivata troppo presto e troppo in fretta. Non me la sono goduta al massimo perché mi è mancato il percorso. Per i prossimi Giochi di Parigi 2024 potrò affrontare una preparazione vera. Spero che possa esserci tutta la mia famiglia a guardarmi in tribuna. Spero anche nello stadio pieno, non come a Tokyo dove a causa della pandemia avevamo solo i tecnici a sostenerci“.

Ambra ha anche una visione chiara della reale differenza tra sport olimpico e paralimpico, di cui è bandiera e portavoce. “Alle Olimpiadi si creano gli eroi, ma e è alle Paralimpiadi che vanno in scena. Lo penso perché i paralimpici hanno già dovuto vivere esperienze che li hanno portati a superare i propri limiti“.

Sguardo fisso in avanti, testa al traguardo e poi al prossimo: Ambra è pronta a scattare ancora.