“Ha il dono raro di tradurre qualsiasi evento in occasione” è l’incipit dell’articolo dedicato all’intervista di Emanuela Audisio a Ambra Sabatini.
La velocista paralimpica toscana è stata eletta “Donna dell’anno” per “D. La Repubblica”. Un riconoscimento prestigioso che certifica il 2021 come anno di grazia di Ambra, oro paralimpico nei 100 metri piani e detentrice del record mondiale.
“Sono brava ad arrangiarmi. Faccio con quello che ho, ma cerco l’eccellenza” esordisce Ambra. “In pista mi scateno. Quando gli allenatori sono sfiduciati, io miglioro. Quando le altre scivolano, io vado più forte” continua.
Un esempio è stata la sua capacità nel ribaltare i pronostici, nella vita e durante le competizioni, come nelle ultime due gare di Tokyo 2020. “In semifinale ho colpito con la lama della protesi l’altra gamba: un taglio profondo, per questo tutti pensavano che in finale non sarei andata veloce“.
Tutti sanno com’è andata a finire quella storia, eppure Ambra è pronta a scriverne tante altre. Sta infatti studiando Scienza della comunicazione all’università Lumsa di Roma e vuole continuare la carriera professionistica sempre con le Fiamme Gialle.
“I campioni hanno una responsabilità in più – prosegue – la loro visibilità suscita imitazione da parte dei bambini” . Un pensiero di progresso è anche riferito all’intero movimento sportivo italiano, al quale ospita una crescita molto sperata: “a scuola vedo ragazzi indifferenti, senza più sogni. Forse una pratica sportiva più accessibile darebbe loro maggiori stimoli“.
Non manca una riflessione su un futuro più remoto, ma comunque legato a doppio filo con lo sport: “Voglio scendere sotto i 14”, restare nell’atletica, provare il salto in lungo, e magari a 40 anni darmi al ciclismo“.
Lo sguardo è fisso verso il prossimo obiettivo, da raggiungere alla velocità della luce, com’è abituata a fare da sempre.
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