Irma Testa è scesa in campo nella lotta contro la violenza sulle donne, raccontandosi in un’intervista esclusiva a Famiglia Cristiana.
In una giornata dedicata interamente al tema, la pugile campana reduce dai Giochi Olimpici di Tokyo ha voluto dire la sua per dare forza a chi spesso non riesce a reagire.
“A 10 anni mi piaceva stare in strada e fare le marachelle, sono sempre stata una bambina un po’ ribelle. L’incontro con Lucio Zurlo mi ha permesso di abbandonare la strada e inquadrare i miei obiettivi” dice la nativa di Torre Annunziata.
C’è purtroppo una parte di pubblico che vede il pugilato come uno sport troppo violento. A tal proposito, Irma è molto lucida: “nella Boxe c’è un arbitro, ci sono delle regole, innanzitutto. A volte mi capita di rallentare quando vedo la mia avversaria in difficoltà. Trovo che la boxe sia un modo tutto mio per mostrare eleganza e personalità.“
Irma partecipa al progetto di ActionAid dedicato alla battaglia contro gli abusi verso le donne. Però il suo sport non coincide mai con il “fare a botte”. “Sono in grado di sferrare il colpo preciso per andare a punti – afferma Butterfly – senza guantoni non riuscirei a dare un cazzotto in faccia a nessuno” conclude, spiegando il suo approccio alla disciplina.
A proposito di insegnamenti, Irma ringrazia sempre il suo sport per i doni che le ha regalato: “Mi ha fatto capire che nella vita c’è sempre un’altra strada. Anche quando la nostra sembra segnata, è possibile invertire la rotta, anche con lo sport“.
Irma è una pugile, un’atleta, una donna e anche un esempio da seguire. Aver invertito la corrente che di una tempesta che minacciava di compromettere il suo futuro è la medaglia più prestigiosa del suo palmares personale.
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